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Domotica e Sistemi

Fibaro Flood Sensor – Il sensore allagamento di ultima generazione

Fibaro Flood Sensor è un sensore antiallagamento che lavora in modalità completamente wireless utilizzando il protocollo per la domotica Z-Wave.

Sensore allagamento

La prima cosa che colpisce nel guardare questo nuovo prodotto è sicuramente la cura messa nel design e la qualità dei materiali utilizzati. Nonostante il sensore di presenza acqua sia un prodotto destinato generalmente ad essere relegato in luoghi poco in vista della nostra casa, i designer della Fibaro hanno reso questo componente bello, o quanto meno gradevole.

Il Flood Sensor è semplicissimo da installare. Non richiede fili, può essere alimentato anche con delle semplici batterie, e non necessita di alcuna configurazione. Attraverso il protocollo Z-Wave può comunicare direttamente con un attuatore per elettrovalvole offerto dalla stessa Fibaro, che provvede in caso di allarme allagamento alla chiusura della valvola dell'acqua.

Gli elettrodi utilizzati come sensori per la presenza acqua sono telescopici, adattandosi in questo modo a qualsiasi tipologia di superficie. Ma non è tutto. Il dispositivo è anche dotato di allarme in caso di manomissione, piccola sirena interna e sensore di inclinazione. Tutto per un dispositivo di sicurezza praticamente perfetto, in grado di reagire a qualsiasi tipo di manomissione.

Fibaro Flood Sensor è dotato inoltre di sensore di temperatura. Collegandolo ad un attuatore Z-Wave e ad un sistema di supervisione e controllo, può essere quindi utilizzato come termostato ambiente, o come sistema ausiliario per la gestione di un riscaldamento a pavimento. Essendo wireless può essere posizionato anche all'esterno (è completamente impermeabile e galleggiante), ed utilizzato come sensore pioggia o come allarme gelo per l'attivazione automatica della caldaia.

Naturalmente questo sensore nasce per essere integrato in un sistema di domotica Z-Wave, eventualmente controllato dal server di supervisione e controllo della stessa Fibaro. Ma per chi disponesse di un sistema di Home Automation più evoluto o semplicemente differente, non ci sono ostacoli. Il piccolo sensore a forma di goccia, può essere integrato in qualsiasi sistema attraverso delle uscite ausiliarie a bordo dello stesso e diventare un complemento perfetto del vostro impianto di domotica.

Un bel prodotto, che si immette nel filone dei componenti ausiliari per la smart home semplici e dal design curato, proprio come il termostato di Google.
Un prodotto destinato a diventare sia parte di un sistema domotico evoluto che a funzionare per conto suo in un impianto tradizionale, il tutto reso ancora più appetibile da un prezzo decisamente contenuto.

Luca Ricci

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Internet of Things

Che cosa avverrebbe se dispositivi, animali e persone fossero in grado di scambiarsi informazioni via Internet?
L'enorme quantità di dati oggi presente in quello che chiamiamo internet è il frutto dell'azione volontaria di persone. Individui che caricano foto, documenti, testi come questa newsletter.
È un uso limitante della rete.

internet delle cose

Nel 1999, Kevin Ashton, per primo, teorizzò un mondo in cui fossero gli stessi dispositivi a caricare informazioni sulla rete. È un concetto semplice, ma con implicazioni rivoluzionarie.

Un esempio, le auto aggiornerebbero in automatico le condizioni del traffico, oppure sarebbe possibile visualizzare in rete, in tempo reale, il numero di guasti di un certo tipo su di un determinato modello di auto. È una rete, proprio come Internet, ma una rete fatta non da persone, ma da oggetti, una “Internet of Things”.
Le premesse perché questo sia realtà sono due: da un lato tutti i dispositivi devono essere dotati di connessione di rete, dall'altro, la rete deve essere in grado di supportare un numero elevatissimo di connessioni.

Il primo punto sta diventando già oggi realtà. Il termostato di google di cui abbiamo parlato il mese scorso ne è un esempio. Ma molti componenti, domestici e non, sono ormai dotati di connessione di rete. Si pensi ai televisori di ultima generazione, agli elettrodomestici più evoluti, alle console di videogiochi, ai dispositivi nel settore elettromedicale e molto altro. È prevedibile che in un tempo non troppo lontano tutti i dispositivi elettronici (o quasi) saranno dotati di scheda di rete.

Per quanto riguarda Internet molto c'è ancora da fare. Non solo la larghezza di banda disponibile. Anche se la “banda larga” fosse davvero disponibile, oggi non avremmo indirizzi di rete sufficienti a garantire la connessione di tutti i dispositivi esistenti.
È per questo che è stato sviluppato un nuovo protocollo (l'IPv6). Tuttavia il passaggio a questo nuovo protocollo IP non è stato così veloce come si poteva immaginare. Un altro aspetto importante sarà la disponibilità di reti wireless, che consentirà a oggetti mobili, come un'auto, di restare sempre connessi in rete. Detto questo è ovvio che ci avviamo verso un mondo dove, come brillantemente intuito già nel '99 da Ashton, non solo le persone, ma anche gli oggetti saranno in grado di interagire attraverso la rete.

La domotica sarà, e forse già è, un tassello di questo mondo di oggetti collegato in rete ed in grado di scambiare informazioni con altri oggetti e con le persone attraverso la rete.
Tutto ciò comporta un cambiamento profondo nella logica con cui progettiamo la domotica. Il concetto di centralina si avvia al tramonto, sostituito dalla logica dei nodi di una rete. Una rete che è sia interna che esterna. L'impianto, specie i sistemi di supervisione come le nostre App da iPhone e iPad, diventano interfacce utente che “mettono insieme” dispositivi singoli dotati di una propria intelligenza.

Dall'altro lato lo stesso impianto di domotica diventa uno degli elementi con cui ci interfacciamo attraverso la rete. Un sottoinsieme più ampio di un cloud in cui ritroviamo tutto ciò che ci riguarda.

È difficile tracciare oggi i confini ed il profilo di questa nuova realtà liquida.
Di certo la domotica è oggi il primo step di un “Internet of things”, di cui diventeremo sempre più consapevoli.

Luca Ricci

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